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Juan Carlos Calderón. Semaforo Rosso

stampa pigmenti carbone

Giovedì 10 luglio alle ore 19.00 presso lo Spazio Espositivo EContemporay di Trieste si inaugura la mostra personale del fotografo messicano Juan Carlos Calderón dal titolo “Semaforo Rosso”.
E’ difficile spiegare cosa mi abbia colpito di questo progetto fotografico e per questo inizierei da uno spunto suggeritomi da una frase dello scrittore Paulo Coelho “possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano”.
La mostra è un progetto working progress iniziato nel 2010 e si riassume con splendidi quindici scatti in bianco e nero stampati con la tecnica fineart Giclée a pigmenti di carbone su carta cotone, che immortalano alcuni soggetti fermi al semaforo in attesa di scattare verso la propriadestinazione, ma per qualche secondo ancorati al presente o forse al passato. L’artista nel mettere in pratica questa iniziativa si è posto molte domande: Quanti sguardi ci sono in una strada? Quanti ricordi arrivano in poco meno di un minuto? Quanti desideri compaiono in un attimo? Quanta tristezza può fiorire in secondi? Quanti sogni danzano di fronte al volante? Quante sconfitte piovono in un breve spazio? Quante preghiere si sussurrano prima di accelerare? Sguardi, ricordi, desideri, tristezze, sogni, sconfitte, preghiere.
In altre parole, quanti mondi si trovano in un semaforo rosso?
Io aggiungo che ciascuno di noi può ritrovarsi in una di queste fotografie dove il contrasto dell’intensità dello sguardo e gli effetti del riverbero della luce sul finestrino crea una specie di sospensione temporale che viviamo inconsapevolmente ogni volta che ci fermiamo con la nostra autovettura ad un semaforo rosso.
Le foto sono state effettuate da una distanza media di 400 metri e provengono da numerose capitali nel mondo in particolare da Berlino, Roma, New York, Città del Messico e Lubiana.

Juan Carlos Calderón:
fotografo, scrittore e filosofo messicano che vive in Italia dal 1992. Ha iniziato con una piccola macchina fotografica reflex e, nella misura in cui comincia a fare un diario di viaggi, si rende conto di accumulare centinaia di fotografie e tanti racconti brevi. Da allora le immagini e le parole sono inseparabili in qualsiasi sua attività.
La sua formazione fotografica si basa su migliaia di foto dei grandi maestri che per anni ha seguito e studiato seriamente. Sono tanti, ma due fotografi rimangono come capisaldi della sua formazione: il tedesco Helmut Newton (per la sua tecnica, immaginazione, particolarità, sfrontatezza) e l’italo-messicana Tina Modotti (per il suo amore costante e infinito verso le immagini e la costante ricerca artistica).Negli anni si specializza come fotografo nei campi dell’architettura e dei ritratti.Ha al suo attivo numerose mostre e premi: quest’ultimi anche in qualità di scrittore.

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