Adriana Iaconcig finalista al Premio Celeste 2013, mostra che si terrà al PAN di Napoli dal 5 ottobre al 13 ottobre 2013
Sei scatole di 20 x 30 cm. Sei camere della meraviglia e della memoria composte da due lastre di policarbonato, movibili come le nostre memorie. In movimento come noi, che mutiamo continuamente portando in primo o in secondo piano aspetti diversi della nostra personalità. Sono le pareti di una casa che non c’è più e il cui passaggio è stato documentato come atto catartico. Il fondo rappresenta vecchi interni dipinti a rullo, antesignani dello stencil. È il muro, la parte reale, tangibile su cui si appoggiano le memorie che nello specifico sono due: una che ritrae le stanze della casa e l’altra che riporta dei temi a me cari e facenti parte del passato, tutti incentrati su questi luoghi (il frutteto, la scuola a due passi da qui, gli amici del vicinato, mio fratello…), che sono stati volutamente abrasi in alcuni punti per far emergere solo alcune parole e per farli assurgere a memoria collettiva. Tutti abbiamo avuto una casa d’infanzia e il sentire è profondo e comune. Ho pensato di racchiudere queste memorie, sia scritte che visive, all’interno di questi contenitori, creando uno spazio denso di racconti, dove l’immagine è indissolubilmente legata alle vicende vissute dentro e attorno alla casa che ritorna in questo modo ad assumere il suo ruolo di spazio fisico, oramai perduto.
Il lavoro delle Wunderkammer è stato preceduto da un libro d’artista, una sorta di album di famiglia di casa mia dove non compaiono persone ma luoghi svuotati dal ricordo: inizia con le foto di una casa abitata e vestita di tutti i suoi arredi e suppellettili e termina con un luogo svuotato e neutro, consegnato ad un’altra storia, che non è e non sarebbe stata più la mia.